Ricerca e risultati nella comunicazione tra l’uomo e il cavallo

Dott.ssa Paola Lovrovich (Etologa)

Sorprendentemente, sebbene il cavallo Hans sia stato probabilmente l’ispirazione di gran parte delle ricerche sulle capacità di comprensione della gestualità umana pochi studi hanno riguardato l’abilità dei cavalli nel rispondere a questo tipo di test. Questo nonostante che, fin dal 1907  i cavalli avessero dimostrato di essere capaci di leggere gli atteggiamenti (stati) e le informazioni quando venivano espressi con l’orientamento del corpo , l’orientamento della testa o i segnali dello sguardo (Pfungst 1907, Hans).

Uno studio interessante, sebbene non investighi precisamente la capacità di comprensione dei segnali gestuali, indica però un’attitudine interessante che alcuni cavalli hanno dimostrato: camminano attorno ad una persona se questa non è rivolta al cavallo, non è  attenta, girata di spalle, per attirarne l’attenzione (Proops e McComb 2010).

Ma ci sono quattro principali studi pubblicati di recente sulle capacità dei cavalli nei test di scelta di un oggetto.

Nello studio di McKinley e Sambrook (2000), due cavalli su quattro erano capaci di utilizzare  segnali tattili e un cavallo era capace di utilizzare il segnale di indicazione da parte delle persone. Cioè capiva che la persona indicava qualcosa di interessante da andare a verificare.

In un altra ricerca è stato dimostrato che i cavalli sono capaci di interpretare la gestualità di indicazione prodotta sia da una persona in piedi che da una persona accucciata quando le loro mani sono abbastanza vicine al target (10 cm ca), o le loro braccia sono tenute costantemente in direzione del target ( se vicine 10 cm ca o distanti 80 cm ca).  Nel medesimo studio  i ricercatori hanno notato che i cavalli erano capaci di dare una buona performance se si calcolavano solo le risposte date nella prima metà delle prove di ogni sessione (10 su 20) (Maros et al. 2008). In Maros at al. (2008) vengono citati Miklosi and Saproni (2006), poiché nelle loro ricerche hanno identificato diverse variabili che hanno un ruolo importante nei processi cognitivi dei segnali gestuali, come stimoli locali distraenti, sguardi che suggeriscono la risposta oltre alla diversa capacità di utilizzo della memoria a breve termine. Secondo Maros e colleghi (2008) questi fattori potrebbero aver influito creando la tendenza dei cavalli a diminuire le performance man mano che le prove si susseguivano. Un’altra cosa che potrebbe aver influito in questo studio, sempre secondo Maros et al. (2008), è l’incapacità dei cavalli di ricordare un segnale referente la localizzazione del cibo oltre i 10 secondi (McLean 2004).

Secondo un altro studio recente (Proops at al 2010), i cavalli sono capaci di utilizzare i segnali indicatori delle persone eseguiti estendendo il braccio (65cm ca distanti dal target), e sono inoltre capaci di utilizzare come segnale indicatore  un marker posto davanti al secchio (per esempio un blocco di legno colorato), ma non riconoscono come segnale indicatore il battere alcuni colpetti sul secchio contenente il mangime, e nemmeno i segnali dell’orientamento corporeo e dello sguardo alternato tra cavallo e target (capo). Secondo gli autori questi risultati indicherebbero la capacità di utilizzare i segnali solo se simultanei all’atto della scelta, sarebbero quindi incapaci di interpretare la natura comunicativa del segnale. (Proops at al. 2010).

 

 

Nello studio di Krueger e colleghi (2011) Sono stati osservati 60 cavalli (15-20 per ogni diversa situazione di test) che si avvicinavano ad un secchio contenente cibo in diversi tipi di test di scelta dell’oggetto, coinvolgendo persone sconosciute (a) e persone familiari (b) entrambi in 4 situazioni diverse.

1)accovacciati dietro il secchio, rivolti verso il cavallo; 2) in piedi dietro il secchio, rivolti verso il cavallo 3) in piedi dietro il secchio dando le spalle al cavallo, guardando lontano dal cavallo 4) stando ad alcuni metri lontano dal secchio , dando le spalle al cavallo, guardando lontano dal cavallo. Inoltre, le situazioni 1 e 2 sono state testate sia con la persona che guardava costantemente il cavallo sia con la persona che alternava lo sguardo tra il cavallo e il secchio.

Quando la persona rimane dietro il secchio corretto, la performance del cavallo aumenta significativamente. Nella posizione in cui la persona rivolge le spalle al cavallo ed è lontana dal secchio, la performance diminuisce. Nella posizione in cui la persona è girata di spalle, i cavalli si avvicinano alla persona familiare e cercano di incrociare il loro sguardo (fulcro di attenzione) più spesso di quanto non facciano con le persone non familiari. Inoltre sia nella posizione accovacciata che in quella in piedi della persona, alcuni cavalli si avvicinano prima alla persona che non al secchio corretto. Questo succede di più nel caso in cui la persona è un familiare. I ricercatori hanno concluso che i cavalli possono usare l’uomo come una fonte di informazione, indipendentemente dalla postura corporea o dalla consistenza dello sguardo fisso della persona, fintanto che questa rimane vicino alla fonte di cibo. Inoltre il cavallo sembra orientare la sua attenzione più sulle persone familiari che non su quelle non familiari. Inoltre i ricercatori che hanno analizzato questi risultati, suggeriscono l’idea che la socializzazione e l’addestramento aumentino l’abilità del cavallo nel leggere i segnali umani. Un risultato non segnalato come rilevante dai ricercatori, ma che si evince dalla lettura completa del testo è che la razza e il sesso non influiscono sui risultati.

Che cosa può influenzare una ricerca di questo tipo?

Le caratteristiche critiche di uno studio che valuta la capacità di interpretare la gestualità delle persone da parte dei cavalli.

1.Scelta del ricercatore sul tipo di gestualità umana da applicare durante il test

Molto spesso, nelle ricerche effettuate in questo campo e nelle diverse specie, variano la composizione e le sequenze dei gesti eseguiti dalle persone. Questo può avere un grosso effetto sulla performance, perché gesti diversi possono influire diversamente sulla salinza del test per i soggetti in esame, ma soprattutto coinvolge in maniera diversa l’utilizzo della memoria (Miklosi and Saproni, 2006) .

–                    l’indicazione statica: l’informatore si trova già nella posizione da cui indica l’oggetto corretto prima che il soggetto analizzato lo veda, rimane in questa posizione finchè la scelta non sia stata effettuata.

–                    l’indicazione dinamica: la gestualità con cui avviene l’indicazione viene effettuata in piena vista del soggetto analizzato e le braccia rimangono nella posizione (indicando) finchè la scelta no sia stata effettuata

–                    l’indicazione momentanea: il soggetto vede indicare l’oggetto solo per alcuni secondi, dopodiché la persona ritorna alla posizione iniziale, quindi il soggetto deve ricordarsi quale oggetto era stato indicato.

2.L’incontro con un oggetto sconosciuto

Per poter attuare un  test che analizza la scelta tra target uguali in base ad uno stimolo aggiunto, esso deve essere preceduto da una familiarizzazione con il target generico.

La prima reazione di un cavallo ad un oggetto o ad una situazione che è un nuovo stimolo, è  spesso caratterizzata da un comportamento di evitamento. Ogni cavallo mostra differenze individuali nelle strategie di avvicinamento ad una situazione sconosciuta , alcuni cavalli presentano un approccio attivo ed esplorativo, altri cavalli invece esprimono un comportamento di evitamento. La ripetizione dei tentativi di avvicinamento ad un oggetto sconosciuto mostrano un calo nei comportamenti di evitamento conseguenti all’abituazione.(Gorecka et al. 2006)

E’ stato dimostrato che il cavallo, precedentemente abituato a mangiare nei pressi di un determinato oggetto/stimolo, avvicinandosi  mostra più segnali di attenzione e mangia di meno nel momento in cui viene aggiunta una nuova caratteristica all’oggetto in questione: una forma, un odore o un target colorato ( Christensen et al., 2005).

 

 

3.Familiarità con l’ambiente

Un’altra importante caratteristica dello studio che può influire sul test è la familiarità dei soggetti con l’ambiente in cui viene effettuato il test (Miklosi and Saproni, 2006).

Il fattore limitante primario delle potenzialità cognitive degli animali è rappresentato dal loro livello operante,cioè della capacità di affrontare la configurazione stimolatoria in atto e selezionare ed eseguire la risposta comportamentale più adatta, risultato dell’interazione fra le loro potenziali capacità di apprendimento e le molteplici e variegate stimolazioni ambientali. (Carenzi  et al. Vol. 2 pag 64 ).

Il cavallo crea delle associazioni tra il comportamento che sta attuando e il luogo dove il comportamento viene eseguito. Questo imparare nel contesto ambientale specifico (sito dipendente) può essere molto utile nell’addestramento ( McGrevy P. e McLean A., pag 12-13)

 

4.Socializzazione e addestramento

Attraverso la socializzazione e l’addestramento alcune specie dimostrano un aumento dell’abilità nel leggere i segnali umani (Krueger et al. 2011).

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