Comportamenti di nutrizione ed alimentazione

Dott.ssa Paola Lovrovich (Etologa)

Il cavallo decide di cosa nutrirsi in base all’esperienza. L’individuo classifica il cibo in modo da riconoscere le piante da pascolo in base all’apporto nutrizionale e all’assenza di sostanze potenzialmente tossiche. Le conseguenze post-ingestive a breve termine influenzano la dieta molto di più di quanto non faccia l’apporto in contenuto energetico.

L’organismo a seconda della condizione in cui si trova necessita di rapporti diversi nei nutrienti, quindi gli apporti nutrizionali della dieta devono variare con essi. Fenomeni di feedback nel fegato e nel tratto gastrointestinale garantiscono un corretto bilanciamento della dieta informando continuamente il sistema nervoso centrale dello stato dell’organismo ( Forbes, 1998 ). Quando al cavallo manca un particolare nutriente, si genera uno stato motivazionale che lo guida nella scelta mirata di cibi che garantiscano di eliminare tale deficit.

E’ stato dimostrato che sono in grado di modificare la quantità di cibo ingerito in relazione all’apporto energetico che questo garantisce. Diluendo la normale granaglia con fibra vegetale i cavalli aumentano la quantità di cibo ingerito. Tuttavia rispondono correttamente alla diluizione soltanto se questa rimane al di sotto del 25%, all’aumentare della diluizione non sono più in grado di regolarsi ( Laut et al.,1985 ).

Tuttavia non tutti concordano sull’esistenza di questo sistema autoregolatore e in molti sostengono che i cavalli spesso scelgano cosa e quanto mangiare solo per piacere ( Fraser, 1992 ).

Il cavallo è capace di distinguere i cibi differenti attraverso l’analisi sensoriale, dopodichè li selezionano in base a preferenze acquisite ed innate. Distingue le varie specie vegetali in base ai diversi aspetti fenotipici che le contraddistinguono: forma della foglia, colore, odore e sapore.

I cavalli affetti da disturbi respiratori dimostrano come l’odore sia necessario nel riconoscimento delle piante da pascolo, infatti mostrano una capacità di distinzione del cibo notevolmente ridotta. L’olfatto è essenziale anche nella scelta delle aree da pascolo. I cavalli tendono ad evitare le zone in cui defecano basandosi proprio sugli odori rimasti sul terreno, probabilmente per evitare l’infestazione da endoparassiti. Questo comportamento di evitamento è provocato dall’odore delle urine ( Archer, 1978 ).

Anche il riconoscimento delle forme grazie alla vista è molto importante. Sebbene di notte l’attività di pascolo rimanga notevole, è parzialmente impedita.

Quando l’individuo ha riconosciuto forme ed odore di un cibo, integra queste informazioni con il sapore e la texture analizzate in bocca durante la masticazione.

Il cavallo oltre a riconoscere le varie caratteristiche di ciò che mangia deve essere capace di correlare questi dati con gli effetti nutrizionali che seguono la loro ingestione. La necessità di riconoscere ed apprendere quali sono i cibi tossici è essenziale per non ripetere più di una volta l’errore. La tossina provoca al cavallo un senso di malessere complessivo che un processo di apprendimento associa agli stimoli sensori pre-ingestivi, producendo un senso di repulsione verso la causa di questo stato ( Forbes, 1998 ). Nei cavalli un cibo troppo nutriente causa effetti molto simili alle tossine ( Ma Greevy, 2004 ).

Il senso di repulsione compare soltanto quando lo stato di malessere compare entro 30 minuti dall’ingestione. Nei carnivori l’evitamento di certi cibi, sopraggiunge anche se lo stato di sofferenza compare dopo dodici ore dall’ingestione. Ciò non avviene nei cavalli perché, a differenza dei predatori, si nutrono in maniera continuativa. I carnivori, mangiando poche volte al giorno, possono associare il disturbo all’ultimo pasto anche dopo diverse ore, invece i cavalli non distinguerebbero la reale causa del malessere ( Houpt et al., 1990 ).

In genere i cavalli preferiscono leguminose e le altre piante da prato, agli arbusti e alle piante aromatiche. Apparentemente non esiste correlazione tra la quantità consumata di una specie e il suo contenuto in grassi. Delle piante preferiscono le parti giovani e le foglie al fusto, presumibilmente perché hanno una percentuale più alta di carboidrati. Quindi esiste una relazione con i carboidrati ma non con i grassi. Oltre a prati erbosi ed arbusti i cavalli mangiano anche corteccia, radici, suolo, ghiande e piante acquatiche. Allo stato brado mangiano regolarmente del suolo, ma non è chiaro quali elementi essi si procurino con questo comportamento. Si suppone assumano sodio, ferro e rame ( Mc Greevy et al., 2001 ).

I cibi preferiti dai cavalli sono sempre caratterizzati da un alto contenuto in acqua e da una bassa concentrazione di sodio, mentre il contenuto in carboidrati è variabile ( Mc Greevy, 2004 ).

In molti ecosistemi i cavalli, asini e zebre coesistono con i bovidi, erbivori di taglia simile. Tuttavia il pascolo scelto dagli equidi ha un più alto contenuto di fibre di quello scelto dal bestiame.

Di conseguenza il cibo dei cavalli possiede, confrontato con quello dei ruminanti, una quantità nettamente inferiore di materia digeribile. Rimediano mangiando quantità maggiori di cibo ( confrontate in peso secco). Il tempo speso dal bestiame per ruminare è occupato dai cavalli nell’attività di pascolo.

 

 

1.Fattori sociali che interagiscono con i comportamento nutrizionali.

 

Sui comportamenti nutrizionali hanno una grossa influenza la grandezza del branco e i ranghi sociali all’interno dei gruppi. Gli individui leader hanno un ruolo cruciale nel decidere quando, dove e per quanto tempo pascolare.

La facilitazione sociale è uno degli stimoli preponderanti per l’inizio del comportamento di alimentazione. Quando i cavalli pascolano in gruppo mantengono le distanze dai conspecifici in relazione ai legami stabili esistenti, ponendosi più vicini agli individui “preferiti” ( Rifa, 1990 ). Benché spesso i membri del branco sembrino sparsi in maniera casuale sul territorio, in realtà utilizzano in maniera continua impercettibili segnali visivi per comunicare.

In alcune circostanze, i cavalli possono essere molto riluttanti a mangiare un nuovo cibo. Questa neofobia è molto comune nei cavalli con una buona dieta bilanciata. Questo tipo di cautela è probabilmente adoperata come comportamento adattativo causato dall’incapacità fisica di questi animali di rigurgitare. La neofobia può essere vinta attraverso la facilitazione sociale. Spesso sono i puledri, essendo meno cauti, a guidare il gruppo nell’utilizzo di un nuovo alimento ( McGreevy, 2004 ).

 

 

2.Time budget dei comportamenti nutrizionali

 

I cavalli spendono una media di 16/17 ore al giorno per le attività di pascolo, ma se il foraggio scarseggia il periodo si può estendere a 19 ore accompagnato da un notevole incrementano della frequenza dei bocconi. Picchi nell’attività di pascolo si evidenziano nella prima mattinata e nel tardo pomeriggio con sessioni che vanno dai 30 minuti alle 4 ore. In ogni caso la durata di una sessione può aumentare se il foraggio scarseggia. I cavalli pascolano anche di notte alternando questo comportamento a periodi di sonnolenza, riposo e sonno.

Il comportamento nutrizionale occupa una media del 52% dell’attività totale nell’anno. In estate presenta un calo rispetto al resto dell’anno a causa dell’alta temperatura ( Berger et al. 1999 ). Un calo dovuto all’aumento delle temperature si riscontra anche a metà della giornata, con un relativo aumento del comportamento di riposo ( Boyd, 1998 ).

Attraverso la selezione degli habitat all’interno dell’home range i cavalli riescono ad ottimizzare la quantità e la qualità dei nutrienti ( Mc Greevy, 2004 ).

 

 

3. Atteggiamenti associati all’ingestione

 

La locomozione è parte integrante del comportamento di pascolo. Infatti i cavalli tendono a muoversi ogni due morsi ( Fraser, 1992 ).

In alcuni ambienti particolari, per esempio nella Camargue, esistono comportamenti particolari associati alla nutrizione. In questo caso, ad esempio, i cavalli per potersi nutrire di piante acquatiche devono immergere il naso e parte del muso, coordinando la respirazione con la masticazione.

Un altro comportamento associato all’ingestione è il rampare, cioè battere ripetutamente un’anteriore sul terreno, al fine di procurarsi radici o cibo sotto la neve. Possono rampare anche per procurarsi l’acqua sotto il ghiaccio.

Quando pascolano i cavalli mantengono uno stato di vigilanza che viene suddivisa tra i membri del gruppo, comportamento essenziale per gli animali minacciati dai predatori. Il tasso dei controlli visivi di ogni individuo durante il pascolo e l’abbeveraggio, è inversamente proporzionale alla dimensione del gruppo. Studiando i purosague i ricercatori hanno notato che passando da2 a12 animali la distanza minima tra di essi cresceva variando da un minimo di 5m fino ad un massimo di 50m. Quindi il crescente numero di individui permetteva il controllo di un’area sempre più ampia. Inoltre una volta superati i 4 animali, anche la durata di una sessione di pascolo aumentava proporzionalmente al gruppo. All’interno di ogni individuo si crea uno scontro motivazionale tra due esigenze fondamentali, il controllo antipredatorio e la necessità di nutrirsi. All’aumentare del numero degli individui , mentre la quantità di nutrienti di cui necessita l’individuo rimane la medesima, la pressione dovuta al controllo del territorio viene suddivisa tra più individui e quindi il numero di controlli visivi del singolo diminuiscono ( McGreevy, 2004).

I comportamenti di alimentazione sono fortemente influenzati dalla facilitazione sociale. Gli individui di un gruppo tendono ad iniziare e a concludere il periodo di pascolo contemporaneamente ( Rifa, 1990 ). La facilitazione sociale è cruciale per la stabilità del time budget. E’ il contatto visivo, piuttosto che quello olfattivo o uditivo con i propri conspecifici, a facilitare l’inizio dei comportamenti di nutrizione.

Comments are closed.