Ricerca e risultati nella comunicazione tra l’uomo e le altre specie animali

Dott.ssa Paola Lovrovich (Etologa)

La ricerca e l’analisi delle capacità di comprensione dei gesti umani da parte delle varie specie animali.

Negli anni recenti è cresciuto l’interesse  riguardo alla comprensione di quanto e come i gesti dell’uomo vengano interpretati nelle varie specie animali. Questo tipo di ricerca ha probabilmente preso inizio dallo studio di Anderson et al. (1995) a seguito del quale è stato introdotto  un metodo d’analisi molto semplice per verificare se gli sperimentatori influenzassero o meno, il comportamento dei soggetti in esame. All’inizio infatti non era tanto un problema d’analisi della comunicazione quanto un problema di metodica di ricerca: evitare al ricercatore di influire sul risultato delle sue ricerche.

Oggi invece il problema si è spostato verso l’analisi della comprensione della gestualità umana da parte di molte specie animale, come possibile metodica di analisi delle abilità cognitive. (Miklosi e Saproni, 2006)

Principalmente gli studi di questo genere sono stati condotti analizzando la reazione di varie specie ai segnali di indicazione o puntamento ( indicare con il dito teso, braccio teso, ecc) prodotti dalle persone, magari confrontati con altri possibili metodi di indicazione come ad esempio la vicinanza della persona alla scelta corretta.

Sono state indicate tre diverse possibili prospettive d’analisi e comprensione di queste abilità :

1)                  la prospettiva evoluzionistica, per la quale si considera che i segnali di puntamento siano una prerogativa umana presente fin dall’infanzia.  Quindi ritrovare segni di tale abilità in altre specie potrebbe condurci su un sentiero di tipo filogenetico. In realtà quello che si ricava dalle recenti ricerche è più un concetto di convergenza evolutiva. Le specie addomesticate avrebbero avuto un vantaggio evolutivo nella comprensione dei segnali di comunicazione umani (Miklosi e Saproni, 2006).

Captare i segnali che consentano di prevedere  un certo comportamento da parte di un’individuo di un’altra specie, può essere evolutivamente vantaggioso sia per le  strategie predatorie sia per le strategie competitive, ma anche per il reperimento delle risorse e l’efficacia nella comunicazione (Kruegher et all. 2011). Si ritiene che la superiorità del cane in questo tipo di comprensione sia stata ottenuta per mezzo della domesticazione ( Call et all.,2003). Questa teoria verrebbe supportata dall’esperimento sulle volpi grigie una specie molto selvatica. Queste sono state selezionate con lo scopo di renderle più socievoli con l’uomo. Si è osservato che, contemporaneamente alla maggiore socievolezza, hanno anche acquisito caratteristiche fisiche tipiche del cane e sono divenute più capaci nell’ interpretare i segnali di attenzione inviati dall’uomo. A supportare la teoria di una minor abilità interpretativa delle specie selvatiche rispetto a quelle domestiche, esistono alcuni studi che descrivono il lupo meno capace del cane nella comprensione della gestualità umana (Hare et al. 2005)..

2)                  La prospettiva funzionale; Tale prospettiva nasce dalle sperimentazioni di Hare (2000)  che ha cercato di spiegare alcune difficoltà di comprensione delle gestualità di indicazione/puntamento tra le scimmie e l’uomo. Secondo questa ricerca tale gestualità implicherebbe il concetto di cooperatività. Quindi i risultati negativi di alcune scimmie potrebbero essere spiegati nell’ottica di una mancanza di collaborazione tra il ricevente e il segnalatore ostacolata da una relazione di tipo competitivo(Miklosi at Saproni, 2006).

3)                  La prospettiva meccanicistica; Tale prospettiva vede un’abilità di tipo cognitivo nascosta al di sotto della capacità di comprensione dei segnali comunicativi quali quelli di indicazione/puntamento.  Le contraddizioni di alcuni studi Hostetter et al. (2007), Gácsi et al. (2004a, 2005b), Theall and Povinelli (1999), and Virányi et al. (2004)  hanno provocato diverse discussioni su questo tipo di sperimentazioni, ponendo la questione se esse possano descrivere semplicemente  un comportamento come tale o invece fino a che punto possano spingersi a valutare abilità di tipo cognitivo.

Mentre la valutazione del solo livello comportamentale (Pavonelli and Vonk 2003) enfatizza l’abilità dell’ animale nell’imparare ad utilizzare come un semplice stimolo/segnale gli atteggiamenti di focalizzazione dell’attenzione della persona “emittente”, la spiegazione di tipo cognitivo mette in evidenza la comprensione da parte dell’animale dell’intenzione ad emettere un segnale. (Tomasello et al 2003) Nelle ricerche sulla specie umana e nei primati, la sensibilità ai differenti stati di attenzione in altri soggetti è stata  proposta come la base filogenetica per la teoria delle abilità mentali e linguistiche. (Kruegher at all. 2011).

Se l’utilizzo dei segnali gestuali presuppone alcune abilità cognitive da parte del ricevente, esse devono andare di pari passo con l’abilità di generalizzare le interazioni comunicative quotidiane con le persone rispetto ed una situazione particolare (più controllata) come rappresentata dal test.(Maros et al. 2008)

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